la ragazza della Beat

i miei eroi, miei beat“. così, Fernanda Pivano, definiva Ginsberg e Kerouac.
la sua carriera di traduttrice esordisce con “Addio alle armi” di Hemingway, poi passa a Fitzgerald e, infine, a Faulkner.
arrivano gli anni ’60, e forti come il dissenso di quegli anni, arrivano le traduzioni dei suoi eroi e dei suoi beat. fanno parte di questa sua (anche mia, nostra) schiera di eroi anche Burroughs, Ferlinghetti e Gregory Corso.
Fernanda è l’italiana beat. nasce da famiglia benestante, il 18 luglio 1917, a Genova. all’età di 9 anni si trasferisce a Torino, dove incontra Primo Levi. nel 1941 consegue la laurea con una tesi su Moby Dick, e due anni dopo esordisce nel mondo letterario guidata da Cesare Pavese.
nel 1943 si laurea nuovamente in filosofia.

nel 1948, avviene l’incontro con Hemingway, de quale poi tradurrà il romanzo “Addio alle armi“.
un anno dopo si sposa con Ettore Sottsass jr, che la fotografa nei suoi viaggi in giro per mondo e negli storici incontri con Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti e Neal Cassidy.
Fernanda, anzi, Nanda, ha un debole anche per la letteratura americana.

“Mi hanno attaccata per non aver mai valutato i libri, ma io mi sono limitata ad amarli, non a valutarli: questo lavoro lo lascio ai professori.”

sintetica. pura. così, Nanda, sottolinea il suo amore per le vicende biografiche, per l’ambiente e per le agitazioni sociali in cui i suoi autori prediletti vivono.
nel 1959 esce in Italia On The Road di Jack Kerouac, ed è proprio di Nanda la prefazione.

Nanda, animo sensibile ed artistico, non può che amare anche la musica, e dopo il conservatorio, conosce anche nomi illustri della musica di quei tempi, come Bob Dylan, Lou Reed e Fabrizio De Andrè.

“Ho avuto due o tre eroi nella mia vita: il più grande è stato Ginsberg. In America stanno pubblicando le lettere che mi ha scritto, mi raccontava cosa aveva visto dovunque andasse.”

una donna che conobbe poeti e scrittori della Beat Generation, che visse in America, fianco a fianco con Kerouac (anche se mai si fece tentare dai “paradisi artificiali” dei suoi eroi). e per loro, Nanda, fu come una sorella maggiore, comprensiva e sempre saggia.

“Fu lei a tradurre i loro libri, a battersi perché opere come Sulla strada e Urlo fossero pubblicate in Italia.”

grazie Nanda, grazie davvero.

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